trieste i luoghi di culto | la sinagoga

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La Sinagoga di Trieste rappresenta uno degli edifici simbolo della Trieste multireligiosa. Una visita ai vari luoghi di culto è un must se si vuole conoscere a fondo questa città dove tante culture convivono tutt’ora e in modo pacifico.

Ogni domenica mattina, escluse le festività ebraiche, la comunità ebraica apre la sinagoga al pubblico con tre visite guidate, alle 10.00, le 11.00 e le 12.00. Basta presentarsi all’ora giusta alla porta dai vetri colorati sotto i portici di Via San Francesco.

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Appena entrati agli ospiti maschi viene chiesto di scegliere una delle Kippah dal cestino presso l’ingresso e di indossarlo. La kippah è il copricapo obbligatorio per gli uomini per mostrare il rispetto ed il timore nei confronti di Dio.
Ci avvisano che non è consentito fotografare all’interno, un vero peccato perché l’interno è molto curato nei suoi dettagli estetici e la varietà degli stili forma un insieme formidabile.

Entriamo nella sala grande e ci sediamo su una delle lunghe panche in legno rivolte verso l’altare, dalla parte a sinistra, riservata ai maschi. Fa freddo ma la guida cattura subito la nostra attenzione…

Quella di Trieste è la più grande sinagoga d’Italia e una delle più grandi d’Europa. La comunità ebraica rivestiva un ruolo importante nella società triestina, soprattutto da quando Maria Teresa le concesse dei privilegi, e la maestosa struttura ne è una chiara dimostrazione. Nel 1938 la comunità ebraica contava ben 6000 iscritti, mentre oggi sono appena 600.

Progettata dagli architetti triestini Berlam fu eretta in soli quattro anni e inaugurata nel 1912 (si e festeggiato il centenario l’anno scorso).
La costruzione stessa è in cemento armato rivestito di stucco che ricorda la pietra o il marmo. La sala grande viene utilizzata solo per le festività.
Ci sono richiami orientali – le bifore, le colonne, gli intagli ed i caratteristici rosoni a sei punte (ce ne sono due per rendere luminoso l’ambiente) che disegnano la stella di Davide, arabi – la cupola centrale sorretta dai quattro pilastri di marmo, babilonesi – l’altare, e i simboli della tradizione ebraica in stile liberty che decorano le pareti come la palma del dattero con i suoi frutti uniti come lo sono i membri della comunità, i fogli d’uva e i fasci di grano che sono il simbolo della comunità ebraica di Trieste. Alla parete d’ingresso alla sinagoga il nodo di Salomone, simbolo dell’infinito e del legame dell’uomo con il Divino.

entrata laterale con nodo di Salomone ph_daniela pick tamaro_2013

La guida ci introduce anche i più importanti oggetti liturgici: la Menorah – il candelabro a 7 bracci che veniva manufatto in oro puro e acceso con l’olio di oliva e la Torah – il prezioso rotolo di pergamena che si tocca solo con lo Yad (una piccola mano indicatrice) e che viene custodita nell’altare con la sua luce perpetua e le pesanti porte in rame.
Durante il fascismo non venne distrutto l’edificio ma solo l’interno in quanto utilizzato dai nazisti come deposito dei beni razziati. Un perspicace membro della comunità ebraica, de Morpurgo, mise in salvo la Torah e i preziosi oggetti in argento in un ambiente introvabile in quanto non riportato sulla piantina della sinagoga.
Ci spostiamo nell’oratorio, un luogo di preghiera più piccolo, utilizzato durante la settimana, con le sue decorazioni dell’albero di cedro. Una peculiarità della comunità ebraica triestina è divenuta una tradizione: durante la settimana si prega secondo il rito sefardita, mentre il sabato e le feste secondo quello askenazita. Ci sono una cucina per la preparazione del cibo Kosher, una libreria e il Mikvè – il bagno rituale per le donne.

Dovete sapere che la Pasqua ebraica, il Pesach (passaggio) è iniziata la sera del 25 marzo e durerà fino al 2 aprile, per cui questa domenica non ci saranno le visite guidate.

La Sinagoga di Trieste si trova tra Via Zanetti, Via San Francesco e Via Donizetti.

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2 Comments

  • Federica scrive:

    Finalmente, sentivo la tua mancanza! Interessantissimi articoli della città che amo di più . Saluti Federica

  • francesca scrive:

    Grazie Federica, speriamo di sopravvivere!

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