Suggerimento per questo lungo week end: “Triestiner” sottotitolo “storie di triestini che vivono a London (ed. Santi Quaranta, Treviso 2013) dell’amico Massimiliano Forza.
Divertente, ironico, a volte un po’ amaro romanzo che ci propone le avventure, i tic, i comportamenti dei triestiner, compagnia di “teste matte” trapiantate a London che si cercano, si incontrano si divertono riproponendo i riti e gli stili di vita della città da cui provengono. Emerge il ritratto di una città plurale, contradditoria, una vecchia signora elegante, grigia, a volte immobile, mai banale.
“La Karpentfer doveva dominare, poco importava come. La durezza era il mezzo naturale per s ervire il suo scopo. Per lei non c’erano sentimenti né grandi né piccoli. Era una sfida, quella con l’altro sesso, dove la regola principale era comandare, affondare una rivale una questione di vita o di morte, prendersi gioco di qualche ragazzo un normalissimo esercizio”.
La Karpentfer è una dei tanti personaggi delineati da Massimiliano Forza nel suo ultimo sforzo creativo “Triestiner” sottotitolo “storie di triestini che vivono a London (ed. Santi Quaranta, Treviso 2013).
Massimiliano mi aveva annunciato l’uscita dei questo suo ultimo lavoro poco tempo fa, mentre sorseggiavamo un aperitivo in uno dei tanti localini alla moda _ noi che siamo poco di moda!_ di Cavana.
E quando me lo sono trovato nella buca delle lettere con una bella dedica, non ho resistito e me lo sonno letta tutta d’un fiato.
Ritrovo nella Karpentfer, ma anche nell’ “ottima ragazza” quel tipo di donna di cui Massimiliano mi parlava durante le nostre chiacchierate fiume fatte sul carattere di Trieste e sull’umanità di Trieste, insieme all’amico e scrittore Juan Octavio Prenz, seduti al caffè San Marco (che ha da poco riaperto i battenti!).
E’ quel tipo di donna che affiora anche nel ritratto della madre dell’ ”ottima ragazza” che “se esteriormente camuffava bene la sua indole e sembrava una di quelle cinquantenni che a Trieste sfilano per il centro profumate Dior, sempre profumate e avvolte in qualche foulard firmato….”.
Ritrovo, nel libro, anche quell’universo maschile di personaggi che si lasciano vivere, si trovano, si incontrano in case che riproducono gli interni di quelle triestine sorretti dal rassicurante pensiero di far parte di una grande famiglia.
Il Barozzi, il Renga, l’eroico Sumberelli, Talpa…fanno tutti parte di quella compagnia un po’ scalcagnata, bizzarra, spassosa, a volte lunatica ed alienata, immobile _ “ Guardavamo la vita passare, noi triestiner. A London come a Trieste ci interessavano le ipotesi. Era l’idea delle vita ad affascinarci, non la vita. E che fosse tutto vero o falso non lo volevamo sapere.”_ di triestiner le cui gesta vengono raccontate da Massimiliano in modo divertente, ironico, mai sarcastico, qualche volta amaro e che assurgono ad emblema dello smarrimento dell’uomo moderno.
Che sia a London, a Cadice o a Trieste poco importa.
Ciò che importa è che si parli di Trieste!