dipendenti dalla tintarella

topolino

Leggo  su l’ “Internazionale” il seguente trafiletto (Internazionale 1057 | 27 giugno 2014 pg 91) : “Nei topi i raggi ultravioletti aumentano le endorfine nel sangue, scrive Cell, rendendoli meno sensibili al dolore e innescando un meccanismo simile a quello della dipendenza...”.
Non c’era bisogno di scomodare i topi per sapere che i raggi ultravioletti del sole creano dipendenza.
Bastava semplicemente fare un salto a Trieste e osservare con attenzione il comportamento di un’intera popolazione.
Quello della tintarella e del sole è un tormentone del tutto triestino, cui nessuno sfugge.
Con i primi tepori e raggi di sole il lungomare di Barcola si riempie di una folla variopinta e variegata tutta tesa ed indaffarata a catturare anche il più timido raggio.
Anche il Pedocin si riempie. Già a febbraio, se il sole mattutino riesce a scaldare l’aria frizzante che scende da nord est, le attempate signore, habituè di questo bagno “singolare”, si ritrovano sapientemente spalmate lungo il muro che le divide dal settore maschile, immobili come lucertole.

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L’estate è poi l’apoteosi di questa dipendenza.
Sugli SMS inizia il toto bagno: si perdono ore ed ore a scrutare il tempo, a pensare cosa fanno gli amici, a scegliere il luogo dove andare. Scampoli di sole e di mare, rubati alle ore di lavoro o agli impegni quotidiani da triestini doc che in sella al motoscooter con brandina legata di traverso sul portapacchi si fiondano a Barcola o negli svariati “bagni” della costiera triestina e muggesana.
Il Pedocin è intasato. Al “bivio” rischi di fare la fila per uno scampolo di cemento su cui adagiare il tuo asciugamano. Da Sticco le costose ed esclusive brandine blu sono sempre più vicine per consentire a tutti un comodo bagno di sole.
I più coraggiosi si spingono fin verso le Ginestre o Sistiana, sfidando l’intasamento serale della costiera sulla via del ritorno.
Nessuno è escluso da questa frenesia collettiva. Nemmeno i più in là con gli anni.  Li incontro già di buona mattina, quando vado a correre, lì in riva al mare, sul porfido già caldo, su un qualche topolino o al bivio, appostati, immobili al sole.

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Fino alla mezza, quando, puntuali come orologi svizzeri, ripiegano sapientemente le loro brande e se ne tornano a casa
I risultato immediato di questo comportamento collettivo è una invidiabile tintarella. Sempre perfetta in ogni stagione.
Il risultato più profondo di una tal scarica di endorfine è un inguaribile ottimismo, un’allegria  contagiosa e un buon umore_  altimenti detto “morbin”_ che si concentra in una pletora di attività _  vela, running, tennis, golf, nordik walking, uscite in osmiza, trekking sul Carso e così via _ che poco hanno a che fare con la produttività, ma molto con il buon vivere.

Non so se i topi si abbronzino contenti. Ma i triestini sicuramente sì.

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