trieste | museo della guerra per la pace “diego de henriquez”

Museo

Un’ invidia pazzesca.
Mentre me ne stavo in panciolle a Lignano, con un tempo a dir poco da lupi, i miei compari del SMT, o almeno alcuni di essi, erano tutti con le dita fumanti dal troppo twittare, all’inaugurazione del Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez.
Annunciata da tempo, sono comunque riuscita a perdermi l’inaugurazione.
Io, quel poco che potevo, l’ho fatto. Ho retwittato.
La mattina poi…mi sveglio e cosa vedo? Il grande Maiolin è riuscito a partorire, durante la notte, un bellissimo pezzo su www.ovunquista.it .
Fatto sta che la mia curiosità è grande.
E così, tornata a Trieste e aiutata da un’estate che non c’è,  sono andata a visitare il museo appena inaugurato in via Cumano.
Non ero sola. Ho pagato pegno e ho trascinato uno dei miei figli con un suo amico, che giacevano annoiati sul divano di casa.
Confesso la mia ignoranza. Non sapevo dove fosse via Cumano e nemmeno tanto chi fosse Diego de Henriquez.

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Siamo arrivati. Lo spazio espositivo è ricavato da quello che a  prima vista _ e che poi mi confermano essere _ è una (ex)caserma.
Un grande cortile circondato da edifici delabrè e da grandi alberi. Sul fondo il museo. Unico edificio per ora restaurato.
All’ingresso una H colorata dei colori della pace ci indica il museo. Della guerra. Per la pace. Speriamo.
Ci accolgono alcune piastre corazzate.
Poi, attraverso un corridoio, si accede alla  prima parte dell’esposizione: “1914-1918 il funerale della pace”dedicata alla storia del primo conflitto mondiale che si apre appunto con il corteo funebre di Francesco Ferdinando, l’ erede al trono d’Austria-Ungheria assassinato a Sarajevo il 28 giugno 1914. Nei filmati una piazza Unità quasi irriconoscibile, coperta in parte da un gardino alberato.
I ragazzi, nonostante la riluttanza iniziale, sembrano interessati. Il museo par fatto apposta per loro. Se lo girano in lungo e in largo, cercando di scovare nel fondo della loro labile memoria le tracce dei loro libri di storia.
Il grande spazio del primo piano contiene una bella esposizione di cannoni,obici, mezzi di soccorso, fotografie, manifesti propagandistici.
In fondo  un pannello è dedicato all’ultimo fronte.

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Il fronte sul quale combatterono i “ragazzi del 99”, tra i quali, sul Grappa, c’era anche mio nonno. Me lo ricordo ancora quando, seduto in cucina o sulla sua poltrona in salotto, mi raccontava, del freddo, della fame, della terribile paura e della guerra che non finiva mai. Io stavo in silenzio ad ascoltare come se fosse una favola. “Continua”, lo incitavo. Ma lui, stanco di un tanto doloroso ricordare,  rispondeva, con pazienza “ la prossima volta”.
Al piano superiore, accompagnati da una bella scala,  trova spazio l’esposizione permanente “Cento anni di guerre” che parte dal Novecento e arriva ai nostri giorni.
La travagliata storia di Trieste, l’ascesa del fascismo, l’occupazione tedesca della città, i bombardamenti, il difficile dopoguerra fino al 1954, sono rappresentati attraverso reperti, divise, manifesti, foto, quadri. Raccolte lungo l’arco di una vita, dal bizzarro e coltissimo Diego de Henriquez, alla cui vita è dedicata una sezione della esposizione.

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E’ già l’ora di chiusura.
Ci viene fatto cenno di incamminarci verso l’uscita. Mi accorgo solo ora che siamo in molti a visitare questo bel museo.
Attraversiamo lo spazio espositivo, ora vuoto, che da ottobre ospiterà una mostra dedicata ai giocattoli di guerra.
In futuro mi dicono,  verrà aperta l’altra ala del museo, dove troveranno spazio anche il racconto più dettagliato della II Guerra Mondiale, della Guerra Fredda, dei conflitti balcanici, della situazione internazionale creatasi dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York e in generale di tutte le guerre del novecento e anche di quelle tuttora in corso.
Siamo di nuovo nel cortile. Dietro di noi il Museo di Storia Naturale dove, tra le altre cose, si può ammirare il famoso dinosauro Antonio (Tethyshadros insularis Dalla Vecchia, 2009), uno dei dinosauri più completi mai trovati al mondo.
Sarà per la prossima volta.
Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez”
Via Cumano, 22 Trieste – tel. 040 675 4699 – 040 675 8377;
e-mail: museodehenriquez@comune.trieste.it
orari: 10-19, chiuso il lunedì
prezzi: intero 5 euro, ridotto 4 euro

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1 Comment

  • Paolo scrive:

    Ahah grazie per la citazione, ho pubblicato subito dopo l’inaugurazione per battere tutti sul tempo :D :D :D

    Bel post comunque!
    Grazie anche per avermi ricordato l’esistenza della parola “delabrè”, da ora in poi la userò spessissimo!

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