come in un romanzo | il museo morpurgo

 

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Come in un romanzo.
Quando si entra qui, al Museo Morpurgo in via Imbriani 5, a Trieste sembra proprio di entrare in un romanzo dell’ Ottocento.
Salgo le scale, un po’ delabrè, di questo bel palazzo fatto costruire dalle sorelle Mondolfo, mogli dei due fratelli Morpurgo Nilma, esponenti della borghesia privilegiata e illuminata della Trieste di fine Ottocento, all’architetto Berlam.
Le scale sono quelle di una volta. La luce dei lampioncini è fioca ma non tanto da nascondere i begli stucchi sui soffitti.

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La porta d’ingresso della casa, al secondo piano è enorme.
Entro. E mentre il pavimento di legno intarsiato scricchiola sotto i miei piedi, mi immagino come poteva essere la vita in questa lussuosa casa triestina.
Mi immagino Matilde Morpurgo, una delle ultime discendenti di questa famiglia, seduta nel salotto delle donne, con le amiche e la madre a parlare di quei modelli di vestiti, che si possono vedere nel sottostante Museo di Storia Patria.
E’ lezioso questo piccolo salottino: i mobili laccati di bianco e profilati di azzurro riconducono allo stile Luigi XVI rivisto in chiave veneziana. Attorno al piccolo tavolo alcune sedie, piccole anch’esse_ mi chiedo come potessero starci sedute comodamente_ dall’imbottitura in seta azzurra capitonè. I mobili si accostano alle lumiere, al lampadario e al candelabro in vetro soffiato azzurro di Venini.

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Mi immagino, in un altro salottino di eguale dimensione, dall’altra parte rispetto al salone della musica, gli uomini assorti in ben altri discorsi rispetto alle donne: affari, banche, commerci …in compagnia di un buon sigaro.
Il salotto maschile ha un altro tono rispetto a quello delle donne: severo, ma anche intimo e raccolto, mi colpisce per i ventisette Ritratti di uomini illustri, legati uno all’altro in un’originale composizione. Copie eseguite nell’Ottocento da originali conservati per lo più nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
In mezzo il salone della musica, il più grande e sfarzoso ambiente della casa, nel quale la famiglia accoglieva gli invitati.
Mi immagino le serate danzanti accompagnate dal pianoforte a coda, ancora lì, in uno degli angoli della spaziosa stanza. L’arredamento è opulento e si rifà alla Francia di Luigi XV: prevalgono l’oro zecchino e il raso rosso delle tappezzerie. Le tende di pizzo sono finemente ricamate e restaurate. Alle pareti numerosi dipinti e sulle quattro porte i busti di Beethoven, Mozart, Rossini e Bellini, a ricordarci quanto fosse importante per i Morpurgo la musica.
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Più indietro non si può tralasciare la camera da pranzo, la cui tavola apparecchiata con un servizio rosa di porcellana francese Pillivuyt, che reca il monogramma GM di Giacomo Morpurgo sembra aspettare solo che qualcuno si sieda a mangiare.
Chissà se anche a casa Morpurgo si mangiavano quei deliziosi Krapfen Schmitz che venivano cucinati a Casa Veneziani – Svevo e la cui ricetta si trova nel ricettario, trovato per caso dall’editore antiquario Simone Volpato e recentemente edito dal Piccolo.
Si prosegue tra un salotto, uno studio, un corridoio per arrivare alle stanze da letto.
Non doveva essere tanto alta Matilde_ penso_ guardando alle misure di un bel letto alla francese in quella che è appunto la sua camera.
Vicino c’è la camera dei genitori, con i due letti preparati pronti solo per essere usati, due settimanali, un bel baule con le iniziali, il classico armoire à glace che si ritrova in tutte le case di stampo ottocentesco, così come la dormeuse.

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Nell’adiacente spogliatoio, prima del bagno si trova adesso un’interessante collezione di pitali da notte, già al Museo Sartorio, dono di Fulvia Costantinides,  giornalista, scrittrice, amante delle arti e generosa mecenate triestina.
La visita sta per finire.
Passo attraverso la camera che fu di Mario, fratello di Matilde, quel “figlio affettuoso e devoto” di Trieste che nel 1943 fece dono al Comune del palazzo, con mobili, arredi ed opere d’arte, della famiglia Morpurgo.

Lo scricchiolio del parquet mi riporta alla realtà. Ho attraversato seicento metri quadrati di storia.
Ma non sono nell’Ottocento, non sono in un romanzo.
Sono in una bella Casa Museo che merita di essere visitata.

Civico Museo Morpurgo
Via Imbriani 5, II p 
34122 Trieste
Tel. +39 040 636969 
Fax +39 040 636969
www.triestecultura.it
cmsa@comune.trieste.it


Orario apertura: martedi dalle 9.00 alle 13.00
su prenotazione
Tel. +39 040 6754039
Fax +39 040 6754727

serviziodidattico@comune.trieste.it

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