alamirò, alamirò ecco la fiera di San Nicolò

 

 

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Anche quest’anno, come ogni anno durante il periodi natalizio,Trieste si veste di festa e si riempie delle luci e dei colori dei mercatini di Natale.
Casette di legno, riccamente addobbate a festa hanno già fatto la loro comparsa dalla metà di novembre  in Piazza S. Antonio e dintorni.
E’ il mercatino francese del Natale,  dove odori e sapori di prelibati formaggi, pane di ogni sorte, quiche lorraine si mescolano, alle bollicine dello champagne.
Ma il mercatino più atteso da tutti, sopratutto dai bambini  di Trieste è la tradizionale fiera di San Nicolò, che ogni anno, la prima settimana di dicembre, inonda il Viale xx settembre di colori, sapori, suoni ed allegria.
La tradizione triestina vuole che San Nicolò accompagnato dal suo asinello nella notte tra il 5 e il 6 di dicembre porti doni ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi.

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La sera del 5, in ogni casa dove c’è un bambino, si svolge lo stesso rituale: si prepara sul tavolo della cucina qualche cosa da mangiare _ un pezzo di pane, qualche biscotto e qualche frutta secca _ e un bicchiere di vino da bere per il povero San Nicolò, mentre per l’asinello in un angolo c’è un secchio  d’acqua, pronto per abbeverarlo. La mattina seguente, tutti i bambini di Trieste troveranno il pane sbocconcellato, il vino bevuto e qualche briciola rimasta sul tavolo, accanto ai doni, arrivati insieme alla magia di San Nicolò.
La fiera di San Nicolo’ mi ha accolta tanti anni fa quando mi sono trasferita a Trieste proprio appena prima delle feste natalizie.
Le finestre della mia prima casa, qui a Trieste, guardavano proprio il Viale xx settembre, la lunghissima via alberata, già nota come via dell’Acquedotto, tante volte citata dai poeti triestini come luogo d’incontro per tenere passeggiate o bevute all’osteria.
Era la fine di novembre e i preparativi già  fervevano.

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I camioncini e le bancarelle, iniziavano ad arrivare e a prendere posto sotto casa e lungo tutto il viale.
La notte precedente all’apertura della fiera era tutto un lavorare.
Si sentiva attutito dalle vecchie e spesse mura di casa, il vociare convulso degli ambulanti che si affannavano negli ultimi preparativi.
Era un brusio dolce, che mi cullava e mi riportava all’ infanzia, a Verona, ai banchetti della Brà di Santa Lucia  “fati su de note, co le asse e col martel…” come recita il poeta dialettale Berto Barbarani
Mi riportava a quella eccitazione dell’attesa che è propria di tutti i bambini.
Anche il mio, allora unico, figlio viveva quell’eccitazione.
La mattina spalancavamo le finestre ed trovavamo un Viale trasformato, in festa.
Bancarelle di tutti i generi, giocattoli, ciambelle, caramelle zucchero filato, guanti, borse, strani arnesi da cucina dettagliatamente illustrati da abili venditori,  luminarie…
Ai colori e alla allegra confusione si mescolavano gli odori di zucchero e ciambelle, porchetta e fritto.
Andavamo a scuola sulle note di  “alamirò, alamirò alla fieradi San Nicolò…” .Era un percorso ad ostacoli.
Ogni bancarella una fermata e una richiesta. Un ulteriore aggiunta alla letterina, pronta in attesa che San Nicolò venisse a prenderla.
Ho ancora quelle letterine, nel fondo di un cassetto.
Un lunghissimo elenco di giochi, oramai obsoleti _ gargoyle, dragon ball, pikachu, buzz lightyear _ accompagnati anche da qualche buona intenzione, onde evitare il carbone.
Tutti gli anni a Trieste questa tradizione si rinnova.
Anche quest’anno, puntuali, sono arrivati in Viale i banchetti, carichi di ogni ben di Dio.
Cambiano le mode. I giochi non sono più quelli, ma caramelle, ciambelle, le montagne di carbone di zucchero, i banchi con gli arnesi da cucina o con i panni magici, la porchetta sono sempre lì, allo stesso posto che aspettano sempre nuovi bambini e gli adulti che, come me, ritornano per un momento bambini.
E la mattina del 6 di dicembre, quando i banchetti iniziano a sbaraccare, la frase magica che di buon mattino, scalda il cuore di tutti i piccoli è sempre la stessa: “bambini, è arrivato San Nicolò.”

Fiera di San Nicolò
dalle 8 alle 23, ogni giorno dall’1 all’8 dicembre

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2 Comments

  • riccardo scrive:

    Complimenti,articolo ben scritto, l’ho letto con un “gropo” in gola, ricordando quando anch’io ci andavo con il mio papa`. Fast Forward 30 anni… ed ora, qui a Houston, lo shopping (e letterine x San Nicolo, siccome arriva anche qui….) lo facciamo davanti il computer, sicuramente piu` comodo,ma decisamente piu` “vuoto”.
    Cari Saluti

  • francesca scrive:

    Grazie, caro Riccardo. Sono felice che ti possa arrivare, lì a Houston, un pò del calore e del sapore di Trieste. Tutto sommato il comodo computer a qualche cosa serve. #vediamopositivo!

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