la ricetta della domenica | le favette triestine dei morti

Queste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo della fava baggiana,  mossia d’orto… Tale usanza deve avere la sua origine (non Fiorella) nell’antichità più remota poiché la fava si offriva alle Parche, a Plutone e a Proserpina ed era celebre per le cerimonie superstizione nelle quali si usava”. Da “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, 1891
Le favette dei morti per me hanno il sapore della giovinezza.
Il sapore di mia nonna, nella cui casa non  mancavano mai per le feste dei morti.
Ricordi, anche per lei, di anni trascorsi a Trieste.
Ecco allora che sono passata dalla pasticceria Sonia e mi sono fatta dare da Mauro la ricetta di queste squisite palline di mandorle e zucchero, che sono, secondo la tradizione, bianco-crema ad indicare la nascita, rosa pastello, ad indicare la vita,  e marrone ad indicare la morte.

Favette dei morti
Ingredienti
250 gr. di mandorle pelate
375 gr. di zucchero
2 uova intere
10 gr. di alcool
cacao q.b.
maraschino q.b.
essenza di rosa q.b.

Preparazione
Macinate le mandorle finissime. Unite lo zucchero, un uovo e 10 gr. di alcool. Impastate in modo da formare una pasta tipo gnocchi che dividerete in tre.
Se un uovo non è sufficiente aggiungete un po’ di un altro uovo fino ad ottenere la consistenza che vi permetta di formare dei lunghi rotoli che taglierete in piccoli pezzi con cui formerete le palline.
Al primo impasto aggiungerete una goccia di maraschino _ favette bianche; al secondo una goccia di colorante rosa e una goccia di essenza di rosa (che troverete sicuramente da Toso) _ favette rosa; al terzo un po’ di cacao _ favette marroni.
Formate delle palline, tutte della stessa grandezza, adagiatele su una teglia ricoperta di carta forno ed infornate a bassa temperatura _ ca. 160° ” ma dipende dal forno” mi dice Mauro, per non più di cinque minuti.
Il segreto sta nella cottura. Le favette non devono cuocere troppo e a basse temperature per non diventare dure. Devono rimanere morbide.

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