lessico triestino | scuola ed altro

ph_francescapignatti

Oramai mi ci sono abituata. All’inizio è stata dura. Sentire parlare i propri figli _ con gli amici e per giunta molto bene_ il triestino mi faceva sentire quasi un’estranea. E’ iniziato tutto con i “trombini” (ndr.stivali di gomma). Mio figlio più grande _ ma allora era ancora piccolo_ doveva andare in gita scolastica. Insisteva con il fatto che le maestre consigliavano, visto il tempo, di mettersi i famigerati trombini. Io, lì per lì, ho pensato di avere capito male, poi, dopo un certo smarrimento iniziale_ il termine è davvero brutto e potrebbe evocare anche tutt’altro!_ mi sono fatta spiegare da mio figlio il significato della parola. Lo smarrimento è proseguito poi con le “spighette” (ndr.lacci delle scarpe)  che dovevano essere sempre ben allacciate.

Poi è stata la volta del “pennaiolo” (ndr.astuccio) da scegliere prima del nuovo anno scolastico, in linea con la moda del momento, dentro al quale mettere il “fa punte“_ andrà scritto separato o unito?_ (ndr.temperamatite)
Ma che lingua parlano i miei figli?
Si ricorderanno che i trombini sono gli stivali di gomma, il pennaiolo è l’astuccio, le spighette……? Poi_ ahimè!_ siamo passati ai “picconi” (ndr.insufficienze) e alle “lippe” (ndr.fare lippe = marinare la scuola) che loro non hanno, naturalmente, mai fatto!
Oddio…. poi “si annunciano” (ndr. farsi volontario). Proprio stamattina, prima di uscire, con orgoglio mio figlio mi ha comunicato: “mamma oggi mi annuncio in scienze.” A chi e perché? Avrà avuto un’apparizione?
E poi, terrore dei terrori, l’essere scambiato per un “biflone” (ndr. secchione): e così i voti si assestano sempre su una media incolore.

Oramai mi ci sono abituata… e comunque “blanda mamma!” tranquilla non ti preoccupare.

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