trieste lontana

I chilometri non sono l’unità di misura più adeguata per dire la lontananza di Trieste dall’Italia, o meglio, dell’Italia da Trieste.
A Trieste ci sono tali e tante differenze e lontananze che pare di vivere in un posto a sé stante.
A Trieste ci si arriva i due ore di treno da Venezia.
A Trieste per dire mi dispiace si dice “volentieri…”.
A Trieste se vuoi bere un caffè devi conoscere il suo vocabolario: nero, goccia, capo, capo in b, deca, …
A Trieste si va in spiaggia separati: donne con le donne, uomini con gli uomini.
A Trieste chi attraversa sulle strisce passa sempre per primo.
A Trieste l’Unione Europea si chiama ancora brevemente MEC.
A Trieste ci sono più di otto diverse religioni che si rispettano e non fanno guerre.
A Trieste c’è davanti il mare.
A Trieste “si va al bagno“, ma non come in Italia.
A Trieste la corrente elettrica si divide ancora in 220 o 125.

A Trieste c’è la più alta concentrazione di scienziati e scrittori da tutto il mondo, ma nessuno lo sa.
A Trieste la follia è stata dichiarata normalità.
A Trieste il danno è diventato “esistenziale”.
A Trieste quando tira il vento, mettono le corde per tenersi.
A Trieste le acciughe si chiamano sardoni.
A Trieste se vedi un uomo malvestito può sempre essere un milionario.
A Trieste la bandiera tricolore sventola a tutte le feste comandate.
A Trieste si va in Slovenia per fare benzina.
A Trieste quando compri casa non devi andare al Catasto, ma al Tavolare di Maria Teresa d’Austria.
A Trieste si parla come si mangia: il primo è sloveno, il secondo austriaco, il vino italiano o triestino. Qualcuno, di nascosto, beve e parla in friulano.
A Trieste quando ci si tuffa in acqua vince chi fa più spruzzi.
A Trieste i “pastini” non sono piccoli pasti e i “trombini” non sono piccole trombe.
A Trieste 100 grammi sono 10 deca.
A Trieste i cartelli stradali sono scritti in italiano, ma i valori interni parlano tutte le lingue.
A Trieste c’è la scuola interpreti più famosa d’Italia: ci sarà un motivo.
A Trieste i giovani sono i muli e le mule.
A Trieste “il mato” era  un tizio “normale” già prima di Basaglia.
A Trieste “l’atomica” non è una bomba e nessuno la teme (n.d.r. pentola a pressione).
A Trieste i guai “xe longhi”.
A Trieste, quando si parla in italiano, si parla in “lingua“.

A Trieste….

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14 Comments

  • Glenn scrive:

    Da triestino emigrato in Australia devo dire che questo articolo mi ha fatto molta nostalgia. Bravi e continuate e parlare della mia bella città’.

  • Giusy scrive:

    Bellissima descrizione di Trieste, città lontana e unica. Bravi, questo blogg mancava. Andate avanti.

  • Roberto Zampieri scrive:

    Bello, molto bello! Non ho mai considerato le cose sotto questo punto di vista … forse proprio perchè sono triestino ‘verace’ (patocco!) Complimenti!

  • Nevio scrive:

    A Trieste i guai “xe longhi”.

  • Greta scrive:

    A Trieste, quando si parla in italiano, si parla in “lingua”.

  • Antonella scrive:

    Il ” volentieeeri” delle nostre commesse e’ unico !!!!

  • francesca scrive:

    Adesso non ne potrei più davvero fare a meno….

  • maria elena scrive:

    A Trieste “se i no xe mati, no li volemo” e..”i ga inventà l’aqua calda”. Bello constatare che è sempre vero!

  • giovanna scrive:

    Vai Fra’, alla grande, mi hai commossa con le tue immagini, grazie una bella emozione. grazie ancora.

  • edda drosolini scrive:

    Continuo a dire che chi cura questo sito è splendida/o! TANTI AUGURI DI BUON ANNO!

  • francesca scrive:

    Grazie Edda: Auguri di uno splendido 2015 anche a te.

  • silvia scrive:

    A Trieste se fa marenda col cotto caldo tajado a man, senape e una gratada de kren ^_^

  • francesca scrive:

    Grazie Silvia! E che buono…

  • Teresa scrive:

    A Trieste iota, iota dolze, polpette, spinazze e po bon

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