pedocin | episode 1 | el cocal

ph_francescapignatti_attaccapanni lanterna_2013

Prima incursione al Pedocin.
Sdraiata a terra _ non mi sono ancora piegata, dopo anni di mari triestini, all’uso della branda_ mi sto rosolando al sole tiepido di una primavera che va e che viene.
Assorta nei miei pensieri, disturbati solo dai sassi che mi trafiggono il costato.
Contornata da un nugolo di babe starnazzanti, già nere come il carbone.
La tiepida brezza, lo sciabordio del mare, il chiacchiericcio in sottofondo: mi sto quasi per addormentare, nonostante i sassolini malefici, quando un urlo lacerante squarcia la quiete mattutina.
El me gà portà via la crema! Ciò i ruba de tuto. Anca le bambole ale picie….”

mattina al Pedocin_www.goodmrningtrieste.it
Sobbalzo. Intorno a me è tutto un gran vociare.
Una intrepida signora vestita di tutto punto (perchè, dice lei “Ciò, in città iera borin”) con la sigaretta ben stretta tra le due dita ingiallite dal fumo, la voce oramai roca e il viso già cotto da ore di sole si precipita, a larghe falcate, verso il settore maschile.
Maledeto!” intanto prosegue la derubata.
Io, mi giro, lentamente sempre a causa di quei fastidiosi sassolini.
Metto a fuoco con fatica, a causa di un sole così limpido che trafigge.
Cerco con lo sguardo il “maledeto” pensando, tra me e me, che qui di uomini _ intesi come genere maschile _ non se ne dovrebbe vedere nemmeno l’ombra.
Infine sento, tra le tante voci, risuonare alto un grido: “Maledeto cocal!”

Ps: il cocal in triestino è il gabbiano.

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