cinema | zoran il mio nipote scemo

di Sarah Gherbitz

Anche se mancano ancora due mesi alla fine del 2013, si può già dire che “Zoran, il mio nipote scemo”, il film di Matteo Oleotto dal 31 ottobre al cinema, sia il fenomeno dell’anno.
Basti pensare al ‘passaparola‘ dei fans che corre sul web in questi giorni di attesa, quasi un naturale prolungamento dell’eccezionale clima di festa che si era creato al suo debutto alla Mostra del Cinema di Venezia.
C’è chi tempesta di messaggi la pagina Facebook del film, chi ha disegnato originali manifesti trasformando i personaggi in fumetto, c’è chi è perfino disposto a fingere di non averlo già visto pur di non perdersi il piacere della ‘prima volta’.

Ma chi sono i zoraniani? La domanda a questo punto sorge spontanea.
Il zoraniano ha un’età media che parte dai 30 anni ma ancora non si sa esattamente quando finisce, in prevalenza maschio, di razza caucasica, di buona istruzione -più spesso ha una laurea,- ed una spiccata predilezione per il buon vino.
E’ un avido lettore, conosce a memoria almeno due o tre capitoli de “L’arte di trattare le donne” di Schopenhauer e i maggiori maestri del pensiero mitteleuropeo; incluso il filosofo goriziano Carlo Michelstaedter, vera e propria icona di queste tormentate terre di confine, prima che ‘zio’ Paolo Bressan (così si chiama il protagonista del film) gli sottraesse a pieno titolo lo scettro…

Scherzi a parte, basta frequentare anche soltanto un po’ la cinematografia di queste zone per ritrovare in “Zoran” gli sguardi, la luce, il dialetto, gli odori tipici dei film che ci hanno mostrato all’università ed ai festival. Che con il tempo abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare sempre di più, rischiando purtroppo di venir etichettati come il ‘mostro alieno’ della compagnia, perché per gli amici i nostri gusti cinematografici incominciavano a farsi troppo difficili o ‘pesanti’.
Finalmente con “Zoran, il mio nipote scemo” andiamo a cuor leggero, possiamo divertirci ed anche riflettere, sentirci di provincia ed anche internazionali, consapevoli che nella maggior parte degli ambienti culturali le parole marketing e promozione del territorio faticano ancora a farsi accettare, e viceversa.
Ma che finalmente un piccolo, seppure fondamentale, passo in questa direzione già è stato fatto.

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