12 ottobre 2012

La forzata solitudine mi induce a scrivere.

Ho sempre amato la scrittura, ma non ho mai avuto  l’occasione di dedicarmi con serenità allo scrivere.

Durante la mia breve ma intensa stagione giornalistica – peraltro molto divertente –  lo spazio dedicato alla scrittura è sempre stato stringato:  tra un’intervista, una conferenza cui partecipare, il figlio da andare a recuperare all’asilo, la cena da arrabattare, il pezzo da consegnare in redazione entro e non oltre una determinata ora, il tempo effettivamente dedicato alla stesura del testo era davvero poco.

Il momento della scrittura non era mai, comunque, un momento sereno e disteso, sempre intenta a  guardare l’orologio. Per non parlare dei miei successivi ed infelici trascorsi legali! Tra “meri tuziorismi”, “asseriti pagamenti”, scrivente difesa”…  –  non ricordo più quali altri termini desueti (diciamo così, per essere buoni!) mi obbligavano ad usare – la mia scrittura, fino ad allora se non altro libera, è stata imbrigliata nei rigidi schemi delle citazioni, memorie, comparse etc… Un vero disastro! Ho seriamente pensato di non essere più in grado di esprimermi. Non riuscivo quasi nemmeno a parlare.

Il tutto ha avuto serie ripercussioni sulla mia autostima e, di conseguenza, sul mio umore.

Non che fosse importante, ma chi mi stava intorno in quel periodo non se l’ è passata molto bene – mi riferisco al marito e ai figli che si sono dovuti sorbire parecchie mie sceneggiate, il più delle volte, dal carattere isterico.

Non ho comunque mai scritto di me. Adesso, che mi sono buttata nell’avventura del blog, nessuno mi dice quando devo scrivere, cosa devo scrivere, in che modo devo scrivere. Sono libera. Assaporo i momenti di solitudine davanti al computer, totalmente svincolata da legami sovrastrutturali – anche mentali – e mi  lascio  trasportare dal fiume di parole che sgorga dalla mia testa e dal mio cuore.

Stupefatta, mi accorgo che le parole vengono fuori senza difficoltà. La mattina mi alzo presto per poter fermare sul computer tutte le idee che durante la notte mi vengono alla mente.

Scrivo anche quello che non riuscirei a dire a parole.

Scrivo perché ho voglia di scrivere.

Scrivo perché mi sento meglio.

Scrivo e mi sento soddisfatta. E riesco anche a dire qualche cosa di me.

Lo scrivere è diventato per me oramai come una seduta sul lettino dell’ analista: mi libero dei miei pensieri, li fisso nella memoria del computer, li riassaporo leggendoli, ci penso un po’ su, li correggo, li guardo e li riguardo, li coccolo. E’ il mio tempo che scorre, ma che resta…

E sono serena….

Francesca _ il lettino dell'analista

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