trieste visionaria

Oggi è una giornata particolare a Trieste.
Come ogni anno si celebra l‘Assemblea degli azionisti delle Assicurazioni Generali.
In molti dicono – e non a torto – che Trieste è la città dell’inerzia, del “no se pol”, del Porto Vecchio abbandonato alle ortiche e ai gatti randagi, degli appartamenti trasformati in lucrose case di riposo, del “nowhere” lontano da tutto e da tutti.
Ma Trieste è stata anche (ed è) anche altro.


Qui, un pugno di imprenditori visionari oltre 185 anni fa, nel 1831, fondò un’impresa capace di diventare un vero impero finanziario globale, sopravvivendo a due guerre mondiali e ai tanti governi che a Trieste si susseguirono lungo i quasi due secoli della sua vita.
Qui, solo vent’anni, fa le stesse Generali reinventarono se stesse creando oltre mille posti di lavoro nell’area digitale, in una città che tutti vogliono veder morire.
Chi si affaccia in Piazza Unità in questi giorni vede due giganteschi occhiali, grandi come la più grande piazza affacciata sul mare: #vediamopositivo, è la parola d’ordine per chi vuole portare Trieste lontano.

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